lunedì 23 febbraio 2009

Mini guida all'utilizzo di StartUp Manager

Nota: questo post fa particolare riferimento alal versione 0.97 di GNU GRUB. A partire da Ubuntu Karmic Koala 9.10 è utilizzato come bootload una versione più recente di questo software (Grub 2), che ha una sintassi nei file molto differente da quella descritta in questo post. Startup Manager è comunque utilizzabile con Grub 2. Il pacchetto è stato rimosso nelle ultime versioni di Ubuntu (dalla 12.04 in poi).

Chi ha installato sistemi in dual boot ha familiarità con il boot loader GNU GRUB. È il programma che permette di scegliere quale sistema avviare al momento dell'accensione del computer. GRUB è comunque presente in moltissimi sistemi GNU/Linux (compreso Ubuntu). Volendo cambiare le impostazioni di GNU GRUB (versione 0.97) si dovrebbe modificare il file /boot/grub/menu.lst (che in altre distro come Fedora e Gentoo Linux si chiama /boot/grub/grub.conf (fonte)). Modificare manualmente il file non è propriamente semplice per gli utenti novizi, ma fortunatamente arriva in nostro soccorso il programma con interfaccia grafica StartUp Manager.

L'installazione di StartUp Manager può essere fatta con Synaptic o tramite terminale, installando il pacchetto startupmanager (fate clic sul nome per installarlo automaticamente). Il comando da dare tramite terminale per installare il pacchetto è
sudo apt-get install startupmanager

Una volta installato, il programma può essere avviato da SistemaAmministrazioneStartUp-Manager oppure con il terminale con il comando
sudo startupmanager
Vediamo ora come funziona.

Scheda Opzioni di boot:
  • Timeout: il timeout è il tempo (espresso in secondi) dopo il quale si avvia il sistema operativo predefinito, se non viene premuto nessun tasto. Regolatelo in modo che non sia troppo breve (per esempio 1-2 secondi) altrimenti potreste non fare neanche in tempo a scegliere un sistema diverso da quello predefinito (equivale a modificare l'opzione timeout nel file di configurazione di GRUB)
  • Sistema operativo predefinito: è l'opzione che all'apertura di GRUB è già selezionata. Come detto prima, se dopo alcuni secondi (regolati nel timeout) non viene premuto nessun tasto viene avviato quel sistema operativo (equivale a modificare l'opzione Default nel file di configurazione di GRUB). Potete scegliere anche l'opzione Ultimo utilizzo, cioè l'ultimo sistema avviato nella sessione precedente. NOTA: potreste voler modificare questa opzione in caso di aggiornamento del kernel. Infatti quando aggiornate il kernel senza rimuovere quelli precedenti, al menu di boot vengono aggiunte due voci (il nuovo kernel e il relativo recovery mode) e viene pertanto modificato il sistema predefinito.
  • Schermo: potete modificare le dimensioni e la profondità del colore (se non avete intenzione di personalizzare l'aspetto potete lasciare queste impostazioni così come sono).
  • Miscellanea: Se non ci sono altri sistemi operativi installati il menu di GRUB è nascosto (vi si può comunque accedere quando si legge la scritta Press ESC to enter the menu...). Invece, selezionando l'opzione Mostra il menu del bootloader all'avvio verrà mostrato il menu (equivale a commentare l'opzione hiddenmenu nel file di configurazione di GRUB).
    Selezionando l'opzione Mostra il boot splash viene visualizzato uno splash screen (equivale ad aggiungere splash alle opzioni di caricamento di un kernel, nel file di configurazione di GRUB).
    L'opzione Mostra testo visualizza durante il bootstrap le operazioni che vengono eseguite (equivale a togliere quiet dalle opzioni di caricamento di un kernel, nel file di configurazione di GRUB).
Scheda Aspetto:
Utili informazioni per configurare l'aspetto di GRUB possono essere trovate qui: http://wiki.ubuntu-it.org/AmministrazioneSistema/Grub/StartUpManager#head-779de9f970066f907047375144554150ab5fb236.
Altri splash per GRUB si possono ottenere installando con Synaptic o il terminale il pacchetto grub-splashimages (per Kubuntu: kubuntu-grub-splashimage). Da terminale il comando da dare è
sudo apt-get install grub-splashimages

Scheda Sicurezza:
  • Opzioni di protezione: Password di protezione bootloader equivale a decommentare la stringa #password topsecret nel file di configurazione di GRUB (quando viene inserita la password la stringa diventerà del tipo password --md5 password)
    Password per proteggere la modalità di ripristino equivale a cambiare la stringa # lockalternative=false in # lockalternative=true nel file di configurazione di GRUB
    Password per proteggere le vecchie impostazioni di boot equivale a cambiare la stringa # lockold=false in # lockold=true nel file di configurazione di GRUB
Scheda Avanzate:
  • Numero di Kernel: con l'opzione Limita il numero di kernel nel menu di boot si può fare in modo che all'avvio non vengano elencati tutti i kernel elencati ma solo il numero che viene impostato. Comoda opzione per evitare che il menu di boot diventi troppo lungo quando ci siano numerosi kernel installati.
  • Miscellanea: Crea un opzione di boot per il memtest86+ aggiunge la possibilità di effettuare un test sulla memoria RAM al menu di boot (equivale a cambiare la stringa # memtest86=false in # memtest86=true nel file di configurazione di GRUB).
    Crea un opzione di boot per la modalità di recupero aggiunge la possibilità di effettuare l'accesso in recovery mode (equivale a cambiare la stringa # alternative=false in # alternative=true nel file di configurazione di GRUB).
    Aggiorna automaticamente le opzioni predefinite di boot equivale a modificare la stringa # updatedefaultentry=false in # updatedefaultentry=true nel file di configurazione di GRUB
    Crea un floppy ripristino permette di creare un floppy da utilizzare per il successivo ripristino del menu di GRUB, in caso di necessità
    StartUp Manager crea una copia di backup del file /boot/grub/menu.ls e si può riportare il file alle condizioni originali con l'opzione Ripristina le impostazioni originali
Chi desiderasse provare a modificare a proprio rischio e pericolo (un'errata configurazione può causare l'impossibilità di avviare il sistema operativo) il file di GRUB può leggere la guida http://wiki.ubuntu-it.org/AmministrazioneSistema/Grub. Nella guida ho anche voluto evidenziare come si può ottenere lo stesso effetto (quando sono stato in grado di determinarlo) modificando il file /boot/grub/menu.ls.

Un'altra guida per StartUp Manager si trova all'indirizzo http://wiki.ubuntu-it.org/AmministrazioneSistema/Grub/StartUpManager.

Per ripristinare GRUB in caso di necessità (se per esempio dopo l'installazione di Ubuntu viene installato Windows, GRUB viene sovrascritto) potete leggere questa guida: http://wiki.ubuntu-it.org/AmministrazioneSistema/Grub/Ripristino.

Esistono anche altri programmi per modificare il file di GRUB come QGRUBEditor.

venerdì 20 febbraio 2009

Autoremove vuole rimuovere troppi pacchetti

Un comodo strumento da utilizzare per la pulizia del sistema è la rimozione automatica dei pacchetti non più necessari (cioè pacchetti installati perché dipendenze di altri pacchetti che sono stati rimossi nel frattempo). Per fare ciò bisogna digitare nel terminale il seguente comando:
sudo apt-get autoremove
Oppure su Synaptic si può cliccare, in basso a sinistra, su Stato e poi in alto a sinistra scegliere Installato (auto removibile). Sulla destra verranno elencati i pacchetti non più necessari e che possono quindi essere rimossi.


Questo strumento, però, va utilizzato con buon senso e molta attenzione (a ogni modo la rimozione dei pacchetti non è automatica ma viene prima chiesto il consenso per procedere). A volte, purtroppo, può capitare che venga suggerita la rimozione di pacchetti in realtà necessari. Mi è capitato che disinstallando OpenOffice.org 2.4.1 mi venissero segnati come inutili alcuni pacchetti utili, fra cui, per esempio, gimp-help-it (la documentazione in italiano di Gimp). Fortunatamente si può, però, evitare che utilizzando apt-get autoremove venga suggerita la rimozione di questi pacchetti che in realtà sono utili. Basta aprire Synaptic (SistemaAmministrazioneGestore pacchetti Synaptic), selezionare il pacchetto desiderato, quindi aprire il menu Pacchetto e rimuovere la spunta a Installato automaticamente (semplicemente cliccandoci sopra).

Ovviamente, se volessimo annullare questo cambiamento è sufficiente cliccare nuovamente su Installato automaticamente, dopo aver selezionato il pacchetto.

Gli stessi risultati si possono ottenere via terminale. Per segnare un pacchetto come installato manualmente dobbiamo inserire il seguente comando:
sudo aptitude unmarkauto nomepacchetto
ovviamente sostituendo a nomepacchetto il nome del pacchetto che si desidera non segnare più come installato automaticamente. Quindi, nel caso volessimo che gimp-help-it non sia più segnato come installato automaticamente, attraverso il terminale il comando da dare è:
sudo aptitude unmarkauto gimp-help-it
Per ripristinare lo stato di "installato automaticamente" di un pacchetto il comando da dare è:
sudo aptitude markauto nomepacchetto

giovedì 19 febbraio 2009

Filmati Flash con Firefox

Per visualizzare per bene con Firefox i filmati Flash presenti in giro per la rete dovete installare il pacchetto flashplugin-nonfree se usate Ubuntu 8.10 o 9.04, oppure adobe-flashplugin se usate Ubuntu 8.04 e disinstallare (se presenti) i pacchetti swfdec-mozilla e mozilla-plugin-gnash. Tutto ciò può essere fatto comodamente da Synaptic, ma per chi preferisce il terminale può dare:
sudo apt-get remove swfdec-mozilla mozilla-plugin-gnash
per disinstallare i pacchetti non necessari. Invece per installare ciò che vi serve, su Ubuntu 8.10 oppure 9.04 dovete usare il comando:
sudo apt-get install flashplugin-nonfree
su Ubuntu 8.04:
sudo apt-get install adobe-flashplugin
Chi è pigro, invece, può cliccare sul nome dei pacchetti per installarli.
I plug-in che abbiamo disinstallato sono quelli open-source ma purtroppo non permettono una perfetta visualizzazione dei contenuti flash. I risultati sono molto migliori installando il plug-in proprietario. Per esempio, un problema a utilizzare i pacchetti swfdec-mozilla è che aprendo una pagina contenente un filmato flash, al posto del video si vedrà un grande simbolo grigio di play che deve essere premuto per visualizzare il filmato.


(fonte: http://wiki.ubuntu-it.org/InternetRete/Flash)

domenica 15 febbraio 2009

Installazione dei driver per la scheda video con Envy

Attenzione: come riportato sul sito, Envy non è più supportato a partire dalla versione 10.04 di Ubuntu, per installare i driver delle schede video è consigliato usare Jockey al suo posto.

Per poter utilizzare tutti gli effetti grafici messi a disposizione su Ubuntu è necessario, ovviamente, installare i driver giusti della propria scheda video.

In generale, un modo per installare i driver è quello di aprire SistemaAmministrazioneDriver hardware e installare il driver che vi viene consigliato (se c'è).

Un'altra via è il programma Envy. Envy offre un grosso aiuto per installare i driver delle schede video Nvidia e Ati ed è dotato sia di interfaccia a caratteri sia grafica. Personalmente ho utilizzato quella a caratteri, anche perché quella grafica richiedeva l'installazione di numerosi pacchetti aggiuntivi, probabilmente inutili una volta installato il driver. Per installare Envy bisogna installare il pacchetto envyng-core, o via Synaptic o con il terminale, con il comando
sudo apt-get install envyng-core
o fare clic qui.
Se proprio volete installare anche l'interfaccia grafica dovete installare envyng-qt e tutte le dipendenze annesse. Per avviare Envy da terminale con interfaccia a caratteri:
envyng -t
e dopo di ciò vi basterà seguire le istruzioni.

«E se non so che scheda video ho?» Con il comando
lspci | grep VGA
troverete il nome della vostra scheda video. La mia ha la seguente descrizione:
05:00.0 VGA compatible controller: nVidia Corporation GeForce 8400M GS (rev a1)
Per chi fosse interessato, il driver che ho installato è il 173.14.12 e ho tutti gli effetti grafici perfettamente funzionanti.

Per maggiori informazioni su Envy potete visitare il sito http://www.albertomilone.com/nvidia_scripts1.html

Controllare quanto si è scaricato da Internet

Utilizzando un piano telefonico che prevede il pagamento in base alla quantità di dati scaricati risulta molto comodo poter monitorare il traffico quotidiano, settimanale, mensile. In questo caso arriva in vostro aiuto il programma vnstat. Ha interfaccia a linea di comando (cioè si utilizza attraverso il terminale), ma il suo utilizzo è molto semplice. Può essere facilmente installato da Synaptic (si trova nel componente universe dei repository), o con il comando
sudo apt-get install vnstat
oppure cliccando qui. Subito dopo l'installazione sarà necessario creare il database. Infatti, provando a lanciare il programma da terminale riceviamo il seguente errore:
No database found, nothing to do. Use --help for help.

A new database can be created with the following command:
vnstat -u -i eth0

Replace 'eth0' with the interface that should be monitored.

The following interfaces are currently available:
lo eth0

Io utilizzo una rete ethernet, quindi ho dovuto il comando per creare il database è proprio quello indicato. Attenzione però! Il database verrà creato sotto /var/lib/vnstat e voi non avete accesso diretto a quella cartella, dovrete quindi utilizzare il solito comando sudo. Senza di esso leggereste questo messaggio di errore:
Error: Unable to read database "/var/lib/vnstat/eth0".
Error: Unable to write database "/var/lib/vnstat/eth0".

Abbiamo quindi capito che il comando da dare è:
sudo vnstat -u -i eth0
sostituendo, eventualmente, a eth0 l'interfaccia di rete che utilizzate (per scoprire qual è con Network Manager: clic con il tasto destro sull'icona dei monitor → Informazioni connessione e leggete cosa c'è scritto a Interfaccia. L'elenco delle interfacce disponibili può anche essere consultato con il comando ifconfig).

Sul sito di vnstat, http://humdi.net/vnstat/, potete vedere alcuni "screenshot" del programma.

Installare driver per scheda wireless Atheros AR242x su Ubuntu 8.04 e 8.10

Per installare il driver su Ubuntu 9.04 consultate questa guida: http://elubuntu.blogspot.com/2009/04/driver-per-scheda-wireless-atheros.html


Ora vi spiegherò come installare i driver per la scheda wireless Atheros AR242x sui sistemi Ubuntu 8.04 (Metodo 1 e Metodo 2) e 8.10.

Intanto vorreste sapere come fare a scoprire che scheda wireless avete, giusto? Per fare ciò, nel terminale digitate
lspci
Se avete una scheda wireless come la mia, a un certo punto dovreste trovare una stringa tipo questa (i numeri iniziali forse potrebbero cambiare):
03:00.0 Ethernet controller: Atheros Communications Inc. AR242x 802.11abg Wireless PCI Express Adapter (rev 01)
Se vi spaventa mettervi a cercare quella stringa in tutto l'output di lspci fate la ricerca in questo modo:
lspci | grep Atheros
Se avete quindi trovato la mia stessa scheda potete seguire queste guide. Se avete già installato altri driver che però non funzionano vi conviene rimuoverli prima di procedere (SistemaAmministrazioneDriver hardware).


Per il sistema Ubuntu 8.04 sono proposti due metodi di installazione, di cui il secondo probabilmente è il più semplice (però non l'ho testato personalmente su questa versione e quindi non posso dare troppi dettagli né assicurare che funzioni).

PRIMA INSTALLAZIONE

Per installare i driver basta seguire la guida presente qui: http://ubuntuforums.org/showthread.php?t=792158
Riporto qui la traduzione per chi non mastica l'inglese (c'è solo qualche piccola modifica e, dove sono riuscito, spiegazione in più).

Intanto installiamo il pacchetto necessario per compilare programmi da sorgente: build-essential. Potete installarlo da Synaptic, oppure, da terminale con il seguente comando:
sudo apt-get install build-essential
o cliccando qui.
Dopo di ciò scaricate il driver dal sito http://snapshots.madwifi-project.org/madwifi-hal-0.10.5.6-current.tar.gz Nel terminale potete usare il seguente comando:
wget -O driver.tar.gz http://snapshots.madwifi-project.org/madwifi-hal-0.10.5.6-current.tar.gz
Se avete scaricato il pacchetto con il comando appena illustrato, nella cartella in cui si trova il terminale (per scoprire qual è date il semplice comando pwd) troverete un archivio chiamato driver.tar.gz Ora dove decomprimerlo. Potete farlo per via grafica (clic con il tasto destro sull'archivio → Estrai qui) oppure via terminale:
tar xf driver.tar.gz
È consigliabile conservare la cartella appena creata anche dopo che l'installazione si è conclusa con successo. Ora con il terminale posizionatevi nella cartella appena creata con lo scompattamento dell'archio. Se eravate nella cartella superiore a quella contenente il driver scompattato sarà sufficiente dare il comando
cd madwifi-*
altrimenti dovrete raggiungere la cartella, spostandovi nel vostro computer con il comando cd.
Adesso potete compilare il driver, dando i seguenti comandi in successione:
make
sudo make install
echo ath_pci | sudo tee -a /etc/modules
sudo modprobe ath_pci
Riavviando il computer dovreste essere in grado di utilizzare la vostra scheda wireless.

INSTALLAZIONE DOPO AGGIORNAMENTO DEL KERNEL

Dopo che aggiornate il kernel sarà necessario reinstallare il driver (anche per questo ho consigliato di non cancellare la cartella). Posizionatevi nella cartella contenente i driver. Se per esempio si trova proprio dentro la vostra home basterà dare nel terminale:
cd ~/madwiki-*
oppure, cercate la cartella per via grafica e posizionatevi con il comando cd nel terminale. Ora date questi comandi in successione:
sudo make clean
make
sudo make install
sudo modprobe ath_pci
dopo il riavvio potrete nuovamente utilizzare la scheda wireless.

RIMOZIONE DEL DRIVER

Se per qualunque motivo (non vi funziona, non vi serve più) doveste decidere di disinstallare il driver della scheda wireless, ritornate con il terminale nella cartella dove l'avevate posizionato, per esempio (se la cartella si trova sotto la home) con il comando:
cd ~/madwiki-*
e quindi disinstallate con il seguente comando:
sudo make uninstall



Il secondo metodo consiste nell'installare (con Synaptic, con il terminale, oppure cliccando qui) il pacchetto linux-backports-modules-hardy-generic (dopo aver attivato i repository Backports), ed è analogo a quello descritto di seguito, riferito alla versione 8.10. Nel seguire la guida seguente ricordarsi di sostituire "hardy" alle occorrenze di "intrepid" (e fate anche attenzione al nome del pacchetto, che è leggermente diverso)! Quindi, per esempio, per installare il driver da terminale bisognare dare il comando
sudo apt-get install linux-backports-modules-hardy-generic
(fonte: http://wiki.ubuntu-it.org/Hardware/DispositiviSenzaFili/AtherosAr242x)


Se dovete installare il driver per la vostra scheda wireless Atheros sotto Ubuntu 8.10 la procedura è semplicissima, dove però prima attivare, se non l'avete già fatto, i repository Backports: SistemaAmministrazioneSorgenti software e nella scheda Aggiornamenti mettete la spunta a Aggiornamenti non supportati (intrepid-backports)

Quindi installate il pacchetto linux-backports-modules-intrepid con Synaptic, oppure via terminale con questo comando:
sudo apt-get install linux-backports-modules-intrepid
o cliccando qui. Riavviate il computer e il gioco è fatto!
Se dopo il riavvio il driver continua a non funzionare controllate che il driver non sia incluso nella blacklist dei moduli (cioè la lista nera dei moduli del kernel che non devono essere caricati). Per effettuare la ricerca, potete utilizzare Tracker, oppure il terminale con il comando
grep -r "blacklist ath5k" /etc/modprobe.d/
Segnatevi i file che ottenete come risultato, apriteli da terminale con il comando
gksudo gedit nomefile
e commentate (cioè aggiungete il simbolo cancelletto # a inizio riga) le righe che contengono
blacklist ath5k
Se ancora, dopo il riavvio, la scheda wireless non sembra dare segni di vita, provate a blacklistare altri driver per questa scheda wireless (cioè aggiungete i moduli relativi a questi driver nella lista nera e in questo modo non verranno caricati), per evitare che entrino in conflitto con quello appena installato: alla fine del file /etc/modprobe.d/blacklist aggiungete il seguente testo
# driver madwifi atheros
blacklist ath_pci
blacklist ath_hal

Poiché non potete modificare direttamente il file, dovete aprirlo tramite terminale attraverso il comando gksudo (sostitute a gedit il nome del vostro editor preferito se non avete gedit installato; potete anche usare l'editor da terminale nano):
gksudo gedit /etc/modprobe.d/blacklist

(fonti: http://www.baretto.eu/atheros-ar5007eg-con-ath5k-su-ubuntu/ e https://help.ubuntu.com/community/WifiDocs/Driver/Atheros).

Potete utilizzare anche un comodo script per effettuare l'installazione in automatico: http://forum.ubuntu-it.org/index.php/topic,259499.msg1837707.html#msg1837707 (il primo dei 2).

Aggiungere nuovi font ttf

Se avete dei nuovi font TrueType (quelli con estensione .ttf) che desiderate aggiungere a quelli predefiniti potete fare in modo che sia utilizzabili da tutti gli utenti del vostro sistema oppure solo da voi.

Procediamo con ordine. Se volete che tutti gli utenti utilizzino i vostri caratteri dovete copiarli i caratteri nella cartella /usr/share/fonts/truetype/ Poiché non avete i diritti di modificare le cartelle che si trovano sotto /usr/ dovrete agire da root. Un'opzione (sconsigliata!) è quella di copiare e incollare i font nella cartella indicata attraverso Nautilus (il file manager predefinito di GNOME) aperto come root, oppure (in questo caso è molto meglio questa seconda opzione) copiarli tramite il terminale. Intanto se i caratteri che dovete copiare si trovano in un archivio, estraeteli (fate pure per via grafica: clic con il tasto destro sull'archivio → Estrai qui). Ora aprite il terminale e spostatevi con il comando cd nella cartella dove si trovano i caratteri. Quindi, per esempio, se i caratteri si trovano in ~/Scrivania/nuovi-font/ dovete scrivere nel terminale
cd ~/Scrivania/nuovi-font/
e quindi copiate tutti i caratteri (che abbiamo detto avere estensione .ttf) in questo modo:
sudo cp *.ttf /usr/share/fonts/truetype/
È necessario il comando sudo perché, come detto, era necessario agire da root.

Se invece volete utilizzare i font solo per voi, basta copiare i caratteri nella sottocartella .fonts della vostra home. Rispetto al procedimento indicato prima, cambia solo il comando per copiare i caratteri:
cp *.ttf ~/.fonts
Questa volta non è necessario il comando sudo perché avete i diritti necessari per copiare i file in questa cartella. Faccio notare che questa volta avreste potuto copiare i file anche per via grafica: selezionate i file dei caratteri → clic con il tasto destro su uno di essi → Copia. Aprite RisorseCartella home. Se non visualizzate i file nascosti (quelli che hanno il nome che inizia con il punto) premte i tasti [ CTRL ] + [ H ], quindi aprite la cartella .fonts Potete ora incollare qui i file (ModificaIncolla, oppure clic con il tasto destro nella cartella → Incolla).

Una volta che avete ricopiato i file in uno dei due modi, non vi resta che aggiornare la lista dei caratteri con questo comando nel terminale:
sudo fc-cache -f -v
e il gioco è fatto.

(fonte: http://wiki.ubuntu-it.org/AmbienteGrafico/InstallareCaratteri)

Eliminare file dal cestino (anche root)

Vi sarete chiesti dove vanno a finire i file che vengono messi nel Cestino. La risposta è: vengono "spostati" nella cartella ~/.local/share/Trash/files (ricordo che la tilde ~ indica il percorso della vostra cartella home). Per aprire la cartella da Nautilus (il file manager predefinito di GNOME): RisorseCartella home. Quando siete nella vostra home, se non vengono visualizzati i file nascosti (quelli il cui nome inizia con un punto) premete i tasti [ CTRL ] + [ H ] , altrimenti non fate nulla. Quindi potete entrare nella cartella .local/share/Trash/files. Se volete svuotare il Cestino, avete le seguenti possibilità (più qualcun'altra che sicuramente starò dimenticando):
  1. clic con il tasto destro sull'icona del Cestino → Svuota cestino
  2. aprire il Cestino e fare clic su Svuota cestino
  3. andare nella cartella ~/.local/share/Trash/files e cancellare tutti i file presenti
Se non vi spaventa usare il terminale, c'è un'ulteriore possibilità
  • cancellare la cartella sopraindicata con il comando
rm -r ~/.local/share/Trash/files/*
L'opzione -r serve per cancellare anche le eventuali cartelle presenti nel Cestino. Ovviamente potete sempre cancellare "definitivamente" solo il file che vi interessa con il comando
rm ~/.local/share/Trash/files/nomefile
Se per qualche strano motivo vi viene negato l'accesso ai file da cancellare potete provare a rimuoverli agendo da root:
sudo rm -r ~/.local/share/Trash/files/*

E se qualche volta avete cancellato un file avendo aperto Nautilus da root (cosa, comunque, da evitare!)? In questo caso i file vengono spostati nel cestino di root che si trova nella cartella /root/.local/share/Trash/files Quindi, questa volta, per cancellare "definitivamente" i file di root dovete svuotare questa cartella. Vi sconsiglio di andare a rimuovere i file aprendo Nautilus da root (non è consigliabile andare in giro per il proprio computer con i diritti di super utente se non si è molto esperti), piuttosto è preferibile digitare nel terminale questo comando:
sudo rm /root/.local/share/Trash/files/*

Può capitare che abbiate svuotato il Cestino ma l'icona indica che ci sono ancora file: potrebbe essere colpa del fatto che avete eliminato dei file da Nautilus agendo da root, quindi dovete svuotare il Cestino con il comando appena indicato.

Firefox si apre a tutto schermo

Se vi è capitato che Firefox si apra automaticamente a schermo intero il responsabile, probabilmente, è Compiz. Intanto per riportare il browser alle dimensioni normali dobbiamo premere [ F11 ] due volte. Disattivando gli effetti grafici (SistemaPreferenzeAspetto. Nella scheda Effetti visivi selezionare Nessuno) il problema scompare.

Però noi non vogliamo perdere il cubo rotante, giusto? C'è un metodo un po' strano per risolvere che per me ha funzionato: demassimizzate Firefox (premete il quadrato che si trova vicino alla X per chiudere, in alto a destra) e poi massimizzate nuovamente (sempre lo stesso pulsante). Chiudete il browser e riapritelo. Dovrebbe essere tornato ad aprirsi normalmente. Se non funziona la primo tentativo, provate a farlo qualche altra volta, io l'ho dovuto fare due volte. Se avete più schede aperte non selezionate Salva e esci ma Chiudi, oppure semplicemente chiudete tutte le schede in più aperte.

(fonte: http://forum.ubuntu-it.org/index.php/topic,244198.msg1700373.html#msg1700373)

Potete anche provare la soluzione proposta sul sito di supporto di Mozilla: http://support.mozilla.com/it/kb/Finestra+di+Firefox+di+dimensioni+eccessive

Cambiare il prompt del terminale

Non vi piace il prompt del vostro terminale? Lo volete modificare? È presto fatto. Intanto guardiamo come è fatto, normalmente, il prompt:
${USER}@${HOSTNAME}:${PWD/$HOME/~}$
C'è una variabile in cui è salvato il prompt, PS1. Per vedere il suo contenuto vi basta dare
echo $PS1
Se non l'avete mai cambiata dovrebbe uscirvi qualcosa tipo
${debian_chroot:+($debian_chroot)}\u@\h:\w\$
Quindi per modificare il prompt sarà sufficiente cambiare la variabile PS1. Per esempio:
PS1="foo$ "
Prima di modificare la variabile PS1 potrebbe essere conveniente conservare una copia di backup dell'originale, per esempio
OPS1=$PS1

Modificando la variabile PS1 in questo modo, però, al successivo avvio di un terminale le nuove impostazioni andranno perse. Per fare in modo che la modifica sia permanente dove aggiungere la nuova variabile in uno dei file ~/.bashrc o ~/.profile

Adesso vediamo come si può personalizzare il prompt. Ecco un elenco dei caratteri "speciali" che si possono aggiungere (è ripreso da qui e poi tradotto, ma si trova anche da parecchie altre parti in giro per la rete):
\a: ASCII bell character (07): in pratica ogni volta che compare il prompt sentirete un beep
\d: data nel formato "giorno-della-settimana mese data" (per esempio "Sun Feb 15")
\D{format}: il formato è passato a strftime(3) e il risultato è inserito nella stringa del prompt; un formato vuoto indica una rappresentazione locale del tempo. Le parentesi sono necessarie.
\e: un ASCII escape character (033)
\h: l'hostname fino al primo '.'
\H: l'hostname
\j: il numero di job attualmente gestiti dalla shell
\l: il basename del nome del dispositivo del terminale della shell
\n: linea vuota
\r: carriage return
\s: il nome della shell, il basename di $0 (la parte che segue l'ultimo slash)
\t: l'ora corrente nel formato hh:mm:ss (24 ore)
\T: l'ora corrente nel formato hh:mm:ss (12 ore)
\@: l'ora corrente nel formato 12 ore am/pm
\A: l'ora corrente nel formato hh:mm (24 ore)
\u: il nome dell'utente corrente
\v: versione della bash (per esempio: 3.20)
\V: la release della bash, versione + patch level (per esempio: 3.2.39)
\w: la directory attuale con la variabile $HOME sostituita dalla tilde ~
\!: il numero della cronologia di questo comando
\#: il numero del comando di questo comando (questo non ho ben capito cosa indica)
\$: se l'UID effettivo dell'utente è 0 mostra il simbolo #, altrimenti mostra $
\nnn: il carattere corrispondente al numero ottale nnn
\\
: il backslash \
\[: inizia di una sequenza di caratteri da non visualizzare che può essere usata per inserire una sequenza di controllo nel prompt
\]: termina una sequenza di caratteri non visualizzati

Qui potete trovare inoltre istruzioni per colorare il prompt. Qui, invece, è presente un'ulteriore guida per personalizzare e abbellire il proprio terminale

Ora potete sbizzarrirvi a impostare il prompt che più vi piace.

Video blu

I vostri player multimediali riproducono tutti i video in blu? Vedete Mandela in versione Grande Puffo?

(video rilasciato con licenza Creative Commons Attribution ShareAlike 2.5)

La segnalazione del bug si trova su Launchpad a questo indirizzo: https://bugs.launchpad.net/ubuntu/+source/linux-restricted-modules-2.6.24/+bug/184440 e ci sono almeno 2 soluzioni.

1) Una soluzione che *non* è una soluzione è dare nel terminale
gstreamer-properties
e nella finestra che si apre, nella scheda Video, impostare a Plug-in l'opzione X Window System (senza Xv)



2) Una soluzione risolutiva invece è modificare le impostazioni video in ciascun player. Aprite Totem (ApplicazioniAudio e Video Riproduttore di filmati) e poi andate in ModificaPreferenze. Nella scheda Visualizzazione portate la Tonalità al minimo o al massimo (per me è equivalente, provate tutte e due).
Così facendo non ho più rilevato questo problema neanche con VLC, anche senza cambiare le impostazioni su questo player.

Pare che questo problema colpisca soprattutto (o solo?) le schede video Nvidia.

Importare chiave di autenticazione di un repository

Qualche giorno fa mentre facevo l'aggiornamento del sistema con l'apposito gestore, mi è comparso il seguente messaggio di errore:

Si è verificato un errore

Sono forniti i seguenti dettagli:

W: Errore GPG: http://ppa.launchpad.net hardy Release: Le seguenti firme non sono state verificate perché la chiave pubblica non è disponibile: NO_PUBKEY 60D11217247D1CFF



Il problema era dovuto alla mancanza di una chiave di autenticazione per il repository di terze parti che avevo aggiunto per aggiornare OpenOffice.org alla versione 3. Per risolvere, nel terminale bisogna inserire questo comando
gpg --keyserver keyserver.ubuntu.com --recv 247D1CFF && gpg --export -a 247D1CFF | sudo apt-key add -
(fonte: http://forum.ubuntu-it.org/index.php/topic,257312.msg1815923.html#msg1815923 Nota che la stringa alfanumerica inserita è uguale agli ultimi 8 caratteri della chiave indicata nel messaggio di errore )

Ora illustro alcuni dei metodi che si possono usare per importare la chiave di autenticazione di un repository.

USO DI INTERFACCIA GRAFICA
Per autenticare i repository di terze parti per via grafica è necessario installare il pacchetto gui-apt-key. Questo può essere installato con Synaptic oppure tramite terminale con il comando
sudo apt-get install gui-apt-key
Dopo l'installazione troverete il programma in ApplicazioniStrumenti di sistemaAPT Key Manager (se avete problemi ad aprirlo in questo modo leggete qui), oppure lo potete avviare da terminale con il comando
sudo gui-apt-key


Nella finestra che si aprirà vi basterà scrivere o incollare il numero della chiave pubblica, fare clic su Aggiungi e quindi su Ok nel popup che si aprirà.


IMPORTARE MANUALMENTE LA CHIAVE
Aprite il sito http://keyserver.ubuntu.com:11371/pks/lookup?op=get&search=0xCHIAVE sostituendo a CHIAVE il numero della chiave pubblica, quindi nel caso del repository di OpenOffice.org 3 dovreste aprire la pagina http://keyserver.ubuntu.com:11371/pks/lookup?op=get&search=0x60D11217247D1CFF. Copiate il contenuto della pagina a partire da
-----BEGIN PGP PUBLIC KEY BLOCK-----
fino a
-----END PGP PUBLIC KEY BLOCK-----
in un editor di testo, quindi salvate il file. Aprite SistemaAmministrazioneSorgenti software. Nella scheda Autenticazione fate clic su Importa file chiave... e selezionate il file appena salvato. Se l'autenticazione avviene con successo potete anche cancellare il file.


Se utilizzate un proxy che vi blocca la porta 11371 (la porta ufficiale per i key server OpenGPG), invece di cercare la chiave sul sito precedente (che vi risulterebbe irraggiungibile) andate sul sito http://keyserver.linux.it/pks/lookup?op=get&search=0xCHIAVE sostituendo, come prima, a CHIAVE il numero della chiave pubblica. Quindi, nel solito esempio del repository di OpenOffice.org 3, la chiave si troverà all'indirizzo http://keyserver.linux.it/pks/lookup?op=get&search=0x60D11217247D1CFF. Il resto della procedura è esattamente lo stesso (grazie a Ilvio per la segnalazione del problema nei commenti).

COMANDI NEL TERMINALE
Il primo comando che si può usare è
sudo apt-key adv --recv-keys --keyserver keyserver.ubuntu.com $KEY
sostituendo a $KEY il numero della chiave pubblica che compare come errore. Quindi in questo caso dovremmo dare il comando
sudo apt-key adv --recv-keys --keyserver keyserver.ubuntu.com 60D11217247D1CFF
Oppure possiamo dare il comando precedentemente illustrato:
gpg --keyserver keyserver.ubuntu.com --recv $KEY && gpg --export -a $KEY | sudo apt-key add -
sostituendo questa volta a $KEY gli ultimi 8 caratteri alfanumerici del numero della chiave pubblica che compare nel messaggio di errore.

Si possono anche dare i seguenti due comandi di fila:
gpg --keyserver keyserver.ubuntu.com --recv-keys $KEY
gpg --export --armor $KEY | sudo apt-key add -
sostituendo (come nel primo caso) a $KEY l'intera stringa alfanumerica (non solo gli ultimi 8 caratteri) corrispondente al numero della chiave pubblica che viene mostrata nel messaggio di errore.
Quindi, in questo caso specifico si dovrebbe mettere il seguente codice nel terminale:
gpg --keyserver keyserver.ubuntu.com --recv-keys 60D11217247D1CFF
gpg --export --armor 60D11217247D1CFF | sudo apt-key add -
(fonte: http://ubuntuforums.org/showthread.php?p=6649356#post6649356).

Se siete dietro a un proxy che blocca la porta 11371, in tutti i comandi appena illustrati, al posto del key server keyserver.ubuntu.com mettete keyserver.linux.it.

Un ulteriore utile metodo per aggiornare facilmente le chiavi è il seguente. Aggiungete nel vostro file ~/.bashrc il seguente codice:
# Add PPA keys
function add-ppa-key
{
APTKEYID=${1}
gpg \
--no-default-keyring \
--keyring /tmp/keyring.tmp \
--keyserver keyserver.ubuntu.com \
--recv ${APTKEYID}
gpg \
--no-default-keyring \
--keyring /tmp/keyring.tmp \
--export --armor ${APTKEYID} \
| sudo apt-key add -
rm /tmp/keyring.tmp

SHORTAPTKEYID=`echo ${1} | sed 's/.*\(.\{8\}\)$/\1/'`
sudo apt-key list | grep -A 1 ${SHORTAPTKEYID}
}
e poi richiamate nel terminale la funzione con il comando
add-ppa-key XYZ
dove XYZ è il numero della chiave da aggiornare. Nel caso illustrato sopra, quindi, per aggiornare si dovrebbe utilizzare il comando
add-ppa-key 60D11217247D1CFF
(fonte: http://ubuntuforums.org/showthread.php?p=6664789#post6664789).

SCRIPT BASH
Se conoscete l'uso degli script bash potete scaricare questo script dal forum internazionale (dopo la registrazione): http://ubuntuforums.org/attachment.php?attachmentid=101390&d=1233230528 (discussione originale: http://ubuntuforums.org/showthread.php?p=6638010#post6638010).




Altre informazioni sulle chiavi di autenticazione possono essere trovate a questo indirizzo: https://help.launchpad.net/Packaging/PPA#Adding%20a%20PPA%20to%20your%20Ubuntu%20repositories

Il terminale

Inauguro il blog vero e proprio con un post dedicato all'uso del famigerato terminale, strumento temuto da molti neofiti, ma di grandissima utilità.

I principali comandi usati sul terminale li potete trovare nella wiki italiana: Comandi di Base. Comunque riporto qui una breve riepilogo di alcuni di essi, proprio quelli essenziali.

Primo: come si apre il terminale? Per aprire il terminale dovete andare nel menu Applicazioni, poi Accessori e quindi selezionate Terminale (ma va?). Ora vi mostro come appare il mio:












Se volete impostare anche voi la grafica a fosfori verdi basta, nel terminale, aprire dalla barra degli strumenti Modifica, quindi Profili.... Selezionate il profilo in uso (il mio è Predefinito) e sulla destra cliccate su Modifica. Nella scheda Colori deselezionate Usate i colori del tema di sistema e in Schemi incorporati scegliete Verde su nero. Potete quindi chiudere le due finestre aperte e continuare a lavorare con il terminale.

Alcuni consigli e avvertimenti prima di cominciare. I comandi del terminale sono case sensitive (sensibili alle maiuscole), c'è quindi grande differenza fra Nome e nome. Un'altra cosa da sapere è come si indica lo spazio, per esempio nei nomi di file e cartelle. Se dobbiamo scrivere il nome del file chiamato Nome file come argomento di un comando, il terminale riconoscerebbe le parole Nome e file come due argomenti separati e potremmo avere dei risultati non desiderati. Per evitare ciò abbiamo due opzioni: 1) mettere il nome fra virgolette; 2) usare il carattere di escape \ (backslash). Nel concreto, per indicare il file sopra citato possiamo scrivere
"Nome file"
o
Nome\ file
ma NON
"Nome\ file"
altrimenti indicheremo erroneamente il file chiamato Nome\ file.
È comunque generalmente sconsigliato usare lo spazio all'interno di nomi di file o cartelle, preferendo piuttosto l'underscore [ _ ] o soluzioni simili. Nel terminale c'è anche la comodissima funzione di completamento automatico. Se dovete digitare un comando (ma questo vale anche per le opzioni e gli argomenti di un comando) potete scrivere le lettere iniziali e poi premere il tasto [ TAB ]. Se avete scritto un numero di lettere che permettono al terminale di distinguere univocamente il comando desiderato esso vi comparirà per esteso. Facciamo un esempio concreto: volete utilizzare il comando chmod. Scrivete nel terminale
ch
dopo di che premete [ TAB ]. Poiché le sole lettere ch non permettono al terminale di capire quale comando desiderate usare sentirete un suono di errore. All'ulteriore pressione di [ TAB ] vi comparirà l'elenco di tutti i comandi che cominciano con le lettere ch. Allora scrivete anche la lettera m, premete di nuovo [ TAB ] e comparirà scritto per esteso chmod. L'autocompletamento agisce anche sui nomi di file e cartelle presenti nel sistema, vi aiuterà a scrivere i nomi corretti dei file.

Cominciamo («Era ora!») con uno dei comandi più comuni: cd.Quando aprite il terminale esso si posiziona all'interno di una cartella predefinita, generalmente (se non diversamente impostato, ma non non vi spiegherò come si cambia, anche perché al momento non lo so di preciso) la cartella home del vostro utente. Per sapere in quale cartella vi trovate basta dare il comando
Vi uscirà qualcosa del tipo
/home/luke
Esiste anche un modo più rapido per sapere dove ci troviamo. Avrete notato che prima del cursore lampeggiante c'è scritto qualcosa del tipo
luke@luke-laptop:~$
Dove la parte prima della chiocciola indica il nome dell'utente, quella fra la chiocciola e i due punti il nome del computer e quella fra i due punti e il dollaro il percorso in cui vi trovate. Voi mi chiederete: «Quel simbolo lì sarebbe il percorso in cui mi trovo? Non stavo nella home?» e io vi risponderei: «Sì, vi trovate nella vostra home e il simbolo ~ (chiamato tilde, sulla tastiera si ottiene con [ ALT GR ] + [ ì ] oppure solo il tasto [ PAG ↓ ]) ed è l'alias della vostra home. In pratica, ogni qual volta dovrete indicare il percorso della vostra home vi basterà scrivere ~ ».
Ora, per spostarci nella cartella /home/luke/Documenti dobbiamo dare uno di questi due comandi, tra loro equivalenti (a una condizione che spiegherà fra poco):
cd /home/luke/Documenti
cd Documenti
Con il primo comando ci sposteremo nella cartella di indirizzo assoluto (o percorso assoluto) /home/luke/Documenti, mentre con la seconda entreremo nella sottocartella Documenti della posizione in cui ci troviamo. Questo secondo metodo di indicare un percorso si chiama indirizzo relativo (o percorso relativo), proprio perché ci riferiamo alla posizione in cui già ci troviamo. Capite bene, quindi, che il secondo comando è equivalente al primo solo quando siamo presenti nella cartella /home/luke/, altrimenti entreremo nella sottocartella Documenti (se esiste) della posizione in cui ci troviamo. In generale, fate molta attenzione alla posizione in cui vi trovate quando date dei comandi. Ah, se tutto è andato bene, noterete che prima del cursore lampeggiante leggerete
luke@luke-laptop:~/Documenti$
quindi sapete che vi trovate nella cartella ~/Documenti ovvero /home/luke/Documenti
Una chiara guida su come navigare nelle directory sotto GNU/Linux la potete trovare all'indirizzo http://guiodic.wordpress.com/2008/08/07/guida-per-principianti-a-gnulinux-navigare-nelle-directory/

Una volta che ci troviamo in una cartella magari vorremo anche sapere cosa c'è dentro. Per fare ciò utilizziamo il comando
che elenca i file, cartelle, collegamenti (detti anche link o lanciatori) presenti nella cartella.

Ora che ci sappiamo spostare da una cartella all'altra possiamo anche creare nuove cartelle. Il comando per creare cartelle è mkdir. Se vogliamo creare la cartella Cartella all'interno della posizione in cui ci troviamo dobbiamo usare il comando
mkdir Cartella
Se ci troviamo in ~/Documenti e vogliamo creare la cartella ~/Scrivania/Cartella dobbiamo utilizzare il percorso assoluto. È possibile anche utilizzare il percorso ../Scrivania/Cartella sapendo che i due puntini ( .. ) indicano la cartella superiore rispetto a quella in cui ci troviamo. Un altro utile alias da conoscere è quindi il punto ( . ) che indica la cartella attuale in cui siamo presenti.

Dopo aver creato una cartella ci vogliamo anche mettere dei file, magari copiandoli da qualche altra parte. Il comando che fa per noi è cp. E se non vogliamo copiare e incollare un file/cartella ma proprio spostarla da una parte all'altra? Usa mv! E per cancellare questi file o le cartelle che non mi servono più? Ci sono rm e rmdir.

Ora vediamo un comando specifico di Ubuntu (e di altre distro simili, come Debian GNU/Linux). Si tratta del comando apt-get. Non è mia intenzione illustrarvi le varie modalità di installazione di programmi o pacchetti (con una ricerca potete trovare decine e decine di guide su Internet a tal proposito, come al solito vi rimando alla wiki italiana di Ubuntu: Installare Programmi). Piuttosto voglio farvi vedere come si installano da terminale i pacchetti presenti nei vostri repository. La sintassi è
sudo apt-get install nome-pacchetto
dove a nome-pacchetto va sostituito il pacchetto che vi interessa. Noterete quella parolina sudo all'inizio del comando: per maggiori informazioni consultate la guida della wiki dedicata al comando sudo. Per chi è terribilmente spaventato dall'uso del terminale, segnalo che comunque i pacchetti si possono installare anche per via grafica utilizzando Synaptic (con GNOME).

E per finire il comando più utile di tutti:
man
il manuale dei comandi! Per i vari comandi presenti in questa pagina ho illustrato gli utilizzi base, ma scrivendo man seguito dal nome del comando che vi interessa otterrete la documentazione completa (in lingua inglese) relativa a quel comando. Quindi, per esempio, se vogliamo maggiori informazioni relative al comando ls dobbiamo scrivere
man ls
e potremo leggere tutte le opzioni che si possono utilizzare con il comando ls. Per uscire dal manuale premete il tasto [ Q ]. Di qualche comando (come cd) non troverete nessuna guida (in realtà non la troverete usando il comando man cd ma potete leggere la guida dando man bash), ma quasi tutti i comandi hanno un proprio manuale. Se proprio non capite nulla di lingua inglese e volete i manuali in italiano dovete installare il pacchetto manpages-it, quindi con il comando
sudo apt-get install manpages-it
Il problema, però, è che i manuali in italiano potrebbero non essere aggiornati, quindi se sapete un minimo di inglese sforzatevi di leggere i manuali originali. Se siete dei programmatori potrebbe interessarvi il pacchetto manpages-dev. A proposito dei manuali dei comandi segnalo l'utilissimo sito http://manpages.ubuntu.com/ che contiene tutte le guide che potreste leggere dal terminale.

Primo!

Questo è il primo post del mio blog dedicato al sistema operativo Ubuntu.

Lo scopo di questo sito è quello di illustrare le risoluzioni di tante piccole problematiche che si possono incontrare nell'utilizzo di Ubuntu. Non ho la pretesa di essere completo ed esauriente (considerate anche le mie modeste conoscenze informatiche), il mio unico interesse invece, è quello di provare a essere chiaro e semplice, specialmente per gli utenti alle prime armi con questo sistema operativo

Al momento utilizzo la versione 8.10 a 32 bit con GNOME come Desktop environment, quindi le mie guide saranno focalizzate su questo sistema.

Quando avete un problema con Ubuntu potete provare a consultare l'aiuto presente nel vostro sistema operativo, la wiki del sito italiano di Ubuntu o fare una ricerca sul forum, oppure, per chi conosce l'inglese ci sono le guide della comunità e il forum internazionali, oltre a centinaia di altri siti/blog/forum specifici.